L’Helicobacter pylori (Hp) è un batterio dalla caratteristica conformazione a spirale; il termine helicobacter significa appunto “batterio a forma di spirale”, con pylori invece si indica il sito dove l’infezione causata da questo batterio si sviluppa più facilmente: il piloro (porzione terminale dello stomaco le cui principali funzioni sono quelle di contenzione e transito del cibo verso l’intestino tenue). L’Helicobacter pylori ha la capacità di sopravvivere nell’ambiente fortemente acido che caratterizza lo stomaco grazie a un enzima che esso possiede abbondantemente: l’ureasi. L’ureasi favorisce la produzione di ammoniaca, sostanza basica che neutralizza il naturale pH acido, riducendo in tal modo l’azione battericida dell’ambiente gastrico. Il sintomo più comune dell’ulcera gastroduodenale è un bruciore o dolore nella parte superiore dell’addome (epigastrio), soprattutto lontano dai pasti e di primo mattino, quando lo stomaco è vuoto. Più raramente possono insorgere sintomi come nausea, vomito e perdita di appetito. Talvolta l’ulcera può sanguinare e, sul lungo periodo, indurre anemia. Si ritiene che l’Hp si trasmetta per via oro-fecale, in seguito all’ingestione di cibo o altro materiale contaminato con materiale fecale. E’ inoltre possibile che l’ Hp, risalendo dallo stomaco alla bocca in seguito a reflusso gastro-esofageo, possa trasmettersi anche tramite contatto orale. La diagnosi di infezione da Helicobacter pylori può essere eseguita con vari test invasivi e non:
Esofagogastroduodenoscopia (EGDS)
E’ l’esame senz’altro più affidabile perché permette la visione diretta della mucosa esofagea e gastrica, il prelievo di materiale mediante biopsia e la coltura del materiale prelevato per H. pylori. Tuttavia è un esame invasivo e piuttosto costoso.
Ricerca degli anticorpi anti-Helicobacter (esame del sangue)
Con un semplice prelievo di sangue, si possono ricercare gli anticorpi anti-Helicobacter Pylori. Si tratta di un test economico ed abbastanza rapido, che tuttavia presenta importanti limiti: un test nel sangue positivo, indica infatti semplicemente che il paziente ha avuto negli ultimi 3 anni circa una infezione da H. pylori. Non è possibile quindi dire se l’infezione è ancora in atto oppure no. In pratica: se il test è negativo abbiamo una ragionevole certezza che il paziente NON ha una infezione da Hp, ma se il test è positivo, non possiamo dire se l’infezione è in atto oppure se c’è stata in passato. Questo test inoltre non può essere utilizzato per valutare l’efficacia di una terapia contro l’Hp, in quanto gli anticorpi si riducono lentamente e possono rimanere alti anche dopo che l’ Hp è stato eliminato.
Test del respiro all’urea marcata (Urea Breath Test)
E’ una metodica rapida, semplice, riproducibile ed economica che individua la presenza di Helicobacter pylori nella mucosa gastrica, sfruttando l’attività ureasica del germe. Viene eseguito generalmente al mattino, dopo un digiuno di almeno 6 ore. Soffiando in un’apposita provetta, viene raccolto un primo campione di aria espirata, si somministra al paziente una bustina di citrato di sodio e una piccola compressa di Urea-C14 e dopo 30 minuti viene raccolto un nuovo campione di aria espirata in un’altra provetta. L’ urea, in presenza dell’ureasi dell’ Helicobacter, viene scissa in ammoniaca ed anidride carbonica che, dopo essere stata assorbita, passa in circolo e viene eliminata col respiro e misurata con uno spettrometro di massa. La quantità di CO2 espirata, sarà maggiore del normale in pazienti con infezione da H. pylori. La sensibilità e la specificità del test sono vicine al 100 %. La sicurezza degli isotopi stabili permette di sottoporre a questo test sia bambini che donne in gravidanza. Per tali motivi, l’ Urea Breath Test rappresenta il metodo ideale per confermare l’eradicazione e determinare lo stato di infezione nei pazienti con sintomi ricorrenti dopo trattamento anti-Helicobacter. Si possono avere risultati falsamente negativi se il test viene effettuato prima di 4 settimane dalla sospensione del trattamento eradicante oppure se il paziente ha assunto di recente farmaci capaci di ridurre l’attività ureasica dell’ Hp (antisecretori). In questi casi, la negatività del test potrebbe significare solo una momentanea inibizione del batterio (clearance) e non la completa e definitiva eliminazione (eradicazione).
Ricerca dell’ antigene fecale dell’ H. pilori
Questa metodica ricerca nelle feci, la presenza di un antigene dell’ Hp, il cosiddetto antigene fecale (HpSA). La presenza dell’antigene è segno di infezione in atto ed è quindi un test più attendibile della ricerca di anticorpi nel sangue, tuttavia i falsi negativi (cioè la negatività del test quando invece l’ Hp è presente) sono superiori a quelli dell’ Urea Breath Test
Coltura
Il test colturale è considerato, in microbiologia, il “gold standard” (cioè la tecnica di riferimento) diagnostico dell’infezione, ed è il solo metodo che permette lo studio della sensibilità batterica agli antibiotici e l’applicazione delle indagini di tipizzazione molecolare. Gli inconvenienti di questa metodica sono legati ai lunghi tempi necessari (3 – 12 giorni) e alle difficoltà di crescita del batterio, per cui il suo utilizzo è limitato nella pratica clinica a specifiche condizioni di seguito descritte.
Biologia molecolare
Si tratta di metodiche confinate alla ricerca.
Il trattamento raccomandato consiste nella somministrazione di tre farmaci per un periodo di tempo di 1 o 2 settimane. L’associazione di farmaci utilizzata più frequentemente consiste di due antibiotici: l’amoxicillina e la claritromicina o il metronidazolo con un inibitore della pompa protonica che inibisce la produzione di acido da parte dello stomaco. È necessario avere conferma dell’avvenuta eradicazione del batterio dopo la terapia. In questo caso possono essere utilizzati i test non invasivi come il breath test all’urea.